Investimenti

Come evolveranno i tassi d’interesse?

Dopo i recenti tagli dei tassi da parte delle banche centrali, molti investitori e proprietari immobiliari si chiedono come potrebbero evolvere i tassi nei prossimi mesi. Christoph Sax, Chief Investment Officer di VZ, analizza le prospettive per la Svizzera, l’Europa e gli Stati Uniti.

Christoph Sax
Chief Investment Officer
Aggiornato in data
26 Maggio 2025

La politica doganale degli Stati Uniti continua a rallentare la crescita economica globale. Al di fuori degli USA, le aspettative dei mercati in materia di tassi d’interesse si sono spostate verso un calo. Molti operatori ora si attendono un allentamento monetario più marcato rispetto a quanto previsto solo pochi mesi fa.

Svizzera: i tassi negativi tornano all’orizzonte?

Questo scenario riguarda in modo particolare la Banca nazionale svizzera (BNS). Da tempo, sui mercati finanziari si scambiano tassi d’interesse negativi a termine. Anche i titoli di Stato a breve scadenza della Confederazione registrano rendimenti leggermente inferiori allo zero. Gli operatori si aspettano che la BNS porti presto il tasso guida a quota zero. Per l’autunno si prospetta addirittura una possibile riduzione a -0,25 percento. Il motivo principale è il marcato apprezzamento del franco, cresciuto di circa l’8 percento rispetto al dollaro dall’inizio dell’anno. Contestualmente, l’inflazione in Svizzera è scesa allo zero, favorita anche dalle importazioni più vantaggiose.

Il ritorno a tassi negativi non è però una certezza. La BNS potrebbe tollerare un’inflazione temporaneamente negativa, purché le aspettative a lungo termine restino positive.

Scheda informativa

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La scheda informativa riassume i consigli più importanti che possono aiutarla a ridurre significativamente l’onere degli interessi. 

La banca centrale elvetica interverrebbe abbassando il tasso guida sotto lo zero solo in presenza di un cambiamento sostanziale del contesto economico e qualora il franco continuasse a rafforzarsi. Tuttavia, il dollaro ha recentemente recuperato terreno. Se l’attuale fase di stabilizzazione valutaria dovesse consolidarsi, la BNS potrebbe rinunciare a ulteriori misure espansive.

Per il momento non si prevede alcuna modifica, anche perché le imminenti spese supplementari per la difesa e le infrastrutture dovrebbero sostenere la crescita economica e contribuire a un ritorno dell’inflazione. Il livello dei tassi all’estero rimane superiore rispetto a quello svizzero, fattore che gioca a favore della BNS: l’euro continua a rappresentare una valuta interessante per gli investimenti e non si svaluta eccessivamente nei confronti del franco.

 

Equilibrio precario per la banca centrale statunitense

Negli Stati Uniti, nonostante una recente attenuazione delle tensioni commerciali, l’inflazione è destinata a salire nel breve termine. Ciò è dovuto al fatto che le barriere doganali rimangono più elevate rispetto ai livelli precedenti all’insediamento di Donald Trump.

Tuttavia, l’attuale spinta inflazionistica dovrebbe gradualmente attenuarsi nel corso del prossimo anno. Il rallentamento della crescita economica e la ridotta capacità delle imprese di trasferire i costi ai consumatori finali riducono la pressione sui prezzi. La Federal Reserve ha segnalato l’intenzione di attendere l’estate per valutare con maggiore chiarezza gli effetti delle politiche tariffarie.

Nel medio-lungo termine, tuttavia, è probabile che anche negli Stati Uniti il tasso di riferimento venga ridotto in modo significativo, non da ultimo perché la banca centrale è chiamata a perseguire non solo la stabilità dei prezzi, ma anche la piena occupazione. A partire dall’autunno, è possibile che la Fed adotti una politica monetaria ancora più accomodante rispetto a quanto previsto finora.