Successione

Tutela del coniuge superstite: cosa fare per non perdere la casa

Se le coppie sposate non stabiliscono accordi specifici per il caso di decesso, possono sorgere problemi legati alla proprietà dell’abitazione. Il genitore superstite potrebbe non avere i mezzi necessari per liquidare la quota spettante ai figli.

Isabella Tarchini
Esperta in successione

Molti coniugi non vogliono essere costretti a vendere la casa per versare l’eredità ai figli. Preferirebbero che questi ereditassero solo dopo il decesso del secondo genitore. Per questo motivo si tutelano reciprocamente al massimo, per quanto possibile, mediante un’apposita clausola.

A tal fine, nella convenzione matrimoniale si può attribuire al coniuge superstite la totalità degli acquisti che comprendono nella maggior parte dei casi anche la casa. Inoltre, con un testamento, i figli possono essere limitati alla quota legittima, pari a un quarto del patrimonio ereditario, riducendone così ulteriormente i diritti.

Tuttavia, in determinate circostanze, il coniuge superstite potrebbe comunque essere obbligato a vendere la casa di famiglia per versare le quote legittime ai figli. Infatti, tali quote possono essere evitate solo se i figli vi rinunciano volontariamente attraverso un contratto successorio.

Un’altra possibilità per le coppie è assegnarsi reciprocamente l’usufrutto sulla quota ereditaria legale dei figli. Questo significa che la casa viene formalmente attribuita – in tutto o in parte – ai figli, ma il coniuge superstite si garantisce il diritto di viverci per tutta la vita. Il coniuge può anche affittare l’immobile per coprire le spese di sostentamento con i proventi della locazione. Tuttavia, non può vendere la casa. E per eseguire lavori di ristrutturazione o rinnovamento, è necessario il consenso dei figli.

Con l’entrata in vigore della riforma del diritto successorio il 1° gennaio 2023, la quota legittima dei figli è stata ridotta. Ora, le coppie sposate possono attribuirsi reciprocamente la metà del patrimonio in proprietà e l’altra metà in usufrutto vitalizio. Prima della riforma, la parte che poteva essere attribuita in proprietà era limitata a un quarto.

A seconda dell’entità del patrimonio coniugale, del reddito e della situazione familiare, possono essere necessarie ulteriori misure per garantire al coniuge superstite la massima sicurezza. È quindi consigliabile esaminare attentamente la propria situazione con una persona esperta.

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