Dove va a finire il denaro della cassa pensioni quando si muore?
Chi lavora accumula un patrimonio notevole nella cassa pensioni a cui è affiliato. Spesso, tuttavia, ignora a chi e in che forma sarà devoluto quando morirà.

Raccomandare l’articolo
L’avere di cassa pensioni rappresenta la parte più cospicua del patrimonio per la maggior parte delle persone attive professionalmente. Chi ne beneficia e in che forma quando la persona assicurata muore? Se non si è intrapreso nulla prima del decesso, l’avere potrebbe essere ereditato dalle persone sbagliate o restare alla cassa pensioni.
Alla morte della persona affiliata, la cassa pensioni corrisponde una rendita per i superstiti. In presenza di determinati requisiti, tale rendita spetta al coniuge. I figli ricevono una rendita per orfani fino al compimento del 18° anno di età o fino al termine della loro formazione, comunque non oltre il 25° anno di età. In alcuni casi è prevista una rendita anche per il partner in concubinato. Ma: chi è a ricevere il denaro se nessuno ha diritto a una rendita?
Per legge, le casse pensioni non sono tenute a versare il capitale agli eredi. Tuttavia, alla morte della persona assicurata, molte casse prevedono, in via facoltativa, il versamento ai superstiti. Chi ne è beneficiario, è stabilito nel regolamento della cassa pensioni. In concreto: se muore una persona sola e senza figli, il denaro di norma va ai genitori o ai fratelli. Vale quindi la pena leggere con attenzione il regolamento.
Legga regolarmente i nostri consigli su AVS, cassa pensioni e 3° pilastro:
Anche chi effettua riscatti facoltativi nella cassa pensioni dovrebbe informarsi per bene. Molti sono convinti che, se il decesso avviene prima del pensionamento, tali riscatti volontari spettino al coniuge. Spesso invece non vengono versati né come capitale unico né trasmessi in forma di rendite più elevate. In caso di dubbi è quindi utile consultarsi con un esperto.

