Pensionamento

Rendita: è l'aliquota di conversione a definirla

A quanto ammonta la rendita di vecchiaia? A definirla è l'aliquota di conversione con cui viene moltiplicato l'avere previdenziale. Molte casse pensioni sono costrette a ridimensionarla.  

Michael Imbach
Responsabile VZ Ticino
Aggiornato in data
06 Ottobre 2023

L’aliquota di conversione minima prescritta dalla Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità (LPP) ammonta al momento al 6,8 percento per gli uomini di 65 anni e per le donne di 64 anni. Con questa aliquota di conversione un avere di vecchiaia obbligatorio pari a 100'000 franchi si traduce in una rendita di 6800 franchi all'anno.

L'aliquota di conversione prevista per legge si applica solo alla parte obbligatoria dell'avere di vecchiaia, spesso riportata nel certificato di cassa pensioni personale come "avere di vecchiaia LPP". La maggior parte degli assicurati può contare anche su un avere di vecchiaia sovraobbligatorio, poiché la cassa pensioni corrisponde loro prestazioni superiori a quelle strettamente previste per legge. Generalmente, anche i riscatti volontari nella cassa pensioni si aggiungono alla parte sovraobbligatoria dell’avere del secondo pilastro.

Le casse pensioni possono decidere autonomamente l'aliquota di conversione per l’avere sovraobbligatorio. Spesso questa percentuale è molto più bassa di quella applicata alla parte obbligatoria. Molte casse pensioni applicano tra il 5 e il 5,5 percento, alcune scendono persino al di sotto di questa soglia.

Le casse pensioni che assicurano prestazioni superiori a quanto previsto per legge possono applicare la cosiddetta "aliquota di conversione con prestazioni integrate" a tutto l’avere di vecchiaia, piuttosto che aliquote di conversione separate per il regime obbligatorio e per quello sovraobbligatorio. Normalmente questa aliquota risulta inferiore rispetto all’aliquota del 6,8 percento definita per legge. In questi casi l'ammontare della rendita deve corrispondere almeno alla rendita stabilita per legge e derivante dalla parte obbligatoria dell'avere.

Perché le aliquote di conversione si abbassano

Il tasso delle aliquote di conversione dipende principalmente da due fattori: in primo luogo, dalla statistica sull'aspettativa di vita degli assicurati al momento del pensionamento. Il capitale di vecchiaia disponibile deve infatti bastare per il periodo determinato a livello statistico. In secondo luogo, dal probabile rendimento del capitale. Infatti, la cassa pensioni versa il denaro progressivamente, mentre l'importo restante lo investe il più a lungo possibile.

All'introduzione della LPP nel 1985, l’aliquota di conversione stabilita per legge era pari al 7,2 percento, sia per gli uomini che per le donne. Da allora, l’aspettativa di vita è cresciuta notevolmente per entrambi i sessi. Anche gli interessi sono molto più bassi rispetto a quell’epoca. A metà degli anni Ottanta, ad esempio, le obbligazioni federali a dieci anni rendevano circa il 5 percento. Da allora, il rendimento è sceso drasticamente: a fine luglio 2023 si collocava attorno all’1 percento mentre dal 2015 al 2021, per la maggior parte delle volte, addirittura in territorio negativo. 

Scheda informativa

Prestazioni di cassa pensioni ridotte? Come salvare la rendita

La presente scheda informativa illustra le misure con cui si può salvaguardare il reddito durante la vecchiaia.

Nella fattispecie, l’aliquota di conversione prevista per legge è stata gradualmente ridotta al 6,8 percento nel quadro della prima revisione LPP, tra il 2006 e il 2014. In base all’aspettativa di vita attuale, però, le casse pensioni dovrebbero realizzare un rendimento superiore al 4,5 percento all’anno per far quadrare i conti a lungo termine con un’aliquota di conversione del 6,8 percento. 

Nella fattispecie, l’aliquota di conversione prevista per legge è stata gradualmente ridotta al 6,8 percento nel quadro della prima revisione LPP, tra il 2006 e il 2014. In base all’aspettativa di vita attuale, però, le casse pensioni dovrebbero realizzare un rendimento superiore al 4,5 percento all’anno per far quadrare i conti a lungo termine con un’aliquota di conversione del 6,8 percento. 

Si diventa pertanto più longevi e si percepisce la rendita più a lungo. Al contempo, le casse pensioni non ottengono da anni un rendimento sufficiente per finanziare l'aliquota minima di conversione. Una riduzione importante dell'aliquota di conversione prevista per legge è dunque inevitabile. Ciononostante, nel 2017 i cittadini svizzeri hanno respinto alle urne il progetto di riforma "Previdenza per la vecchiaia 2020", che prevedeva una riduzione dell'aliquota di conversione al 6 percento. Eppure, anche il più recente progetto di riforma prevede nuovamente una riduzione al 6 percento. 

Negli ultimi anni, la maggior parte delle casse pensioni ha ridimensionato già significativamente le aliquote di conversione sovraobbligatorie e integrate. Dal 2010 al 2022, l’aliquota di conversione media per gli uomini di 65 anni è scesa dal 6,74 al 5,43 percento. 

Con un avere di vecchiaia ammontante a 500'000 franchi, si perdono in pratica 6500 franchi di rendita all’anno. Considerando la speranza di vita media di un 65enne, pari statisticamente a 20 anni, la perdita complessiva è di 130'000 franchi. 

Le rendite continueranno a scendere anche nei prossimi anni. Per il 2026, l’aliquota di conversione media calerà almeno fino al 5,25 percento.

Aliquote di conversione troppo elevate: il conto lo pagano le persone ancora attive

Se l'aliquota di conversione è troppo alta, l'avere di vecchiaia di un pensionato non è sufficiente a pagare tutte le sue rendite. Ciò determina da alcuni anni ormai una ridistribuzione indesiderata dei fondi delle persone attive professionalmente ai beneficiari di rendite e della parte sovraobbligatoria dell'avere a quella obbligatoria. Questo penalizza soprattutto i dipendenti ben retribuiti, per i quali generalmente l'avere sovraobbligatorio supera di gran lunga quello del regime obbligatorio.

Secondo uno studio di VZ, dal 2009 al 2019 le casse pensioni svizzere hanno ridistribuito risorse per 65 miliardi di franchi. Questo, per riuscire a finanziare l'ammontare di rendita garantito ai pensionati, fortemente aumentato a causa della cresciuta aspettativa di vita e degli interesse costantemente bassi. Tali costi ricadono esclusivamente sulle spalle degli assicurati attivi, i quali saranno quindi confrontati con tagli alla remunerazione delle proprie prestazioni sovraobbligatorie.

Le imprese possono proteggere dalla ridistribuzione i dipendenti con stipendi superiori alla media offrendo loro i cosidetti piani previdenziali 1e.