Trump torna ad attaccare Powell, dovrebbe dimettersi

3. Lug 2025

ROMA (awp/ats/ans) - Donald Trump torna ancora una volta ad attaccare la Fed. In particolare il suo presidente, Jerome Powell, per la politica troppo timida, secondo il presidente Usa, nell'alleggerimento monetario tanto atteso, che invece sta caratterizzando le decisioni della Bce.

La Banca centrale europea nei verbali dell'ultima riunione di politica monetaria del 3-5 giugno, appena diffusi, fa sapere come "il livello dei tassi fosse già saldamente neutrale prima del taglio di giugno", segnalando che solo alcuni membri del board a Francoforte ritenevano opportuno mantenere i tassi invariati.

Il presidente della Federal Reserve dovrebbe "dimettersi immediatamente" taglia corto l'inquilino della Casa Bianca sul suo social Truth, allegando al post un articolo di Bloomberg sulla richiesta di Bill Pulte, il numero uno della Federal Housing Finance Agency, al Congresso di aprire un'indagine su Powell per la sua testimonianza "ingannevole" al Senato sui lavori di ristrutturazione della sede della Fed.

Dopo averlo definito solo pochi giorni fa "stupido" (sta "costando al nostro paese centinaia di miliardi di dollari. E' il più stupido nel governo e il board della Fed è complice", erano le esatte parole), il presidente statunitense sembra riaprire alla possibilità di un cambio della guardia alla guida della banca centrale Usa con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato di Powell previsto per maggio 2026. Poco dopo le ultime parole di Trump arrivano quelle del segretario al Tesoro, Scott Bessent, uno dei candidati più accreditati proprio per sostituire l'attuale governatore. "Ci sono molti candidati forti per la presidenza della Fed", precisa Bessent in un'intervista a Fox, senza rispondere però direttamente a chi gli chiedeva di commentare il presidente.

Nel frattempo arrivano dati positivi per l'economia americana alle prese con la discussione finale alla Camera dei Rappresentanti sul BBB di Trump, ovvero il Big Beautifull Bill: sono stati creati 147.000 posti di lavoro a giugno. Il tasso di disoccupazione è risultato pari al 4,1%. Gli analisti scommettevano però su 106.000 posti di lavoro e una disoccupazione al 4,3%. Numeri che spingono al rialzo Wall street.

La solidità del mercato del lavoro americano porta i trader a ritenere che ci siano zero possibilità di un taglio dei tassi da parte della Fed alla prossima riunione di luglio. Proprio quello che Trump non vuole. I posti di lavoro creati sono infatti risultati superiori alla attese confermando una tenuta inattesa e una scelta meno obbligata nonostante nelle ultime settimane due componenti del board della Fed si erano detti aperti a sostenere una riduzione del costo del denaro alla prossima riunione, complice appunto il pressing di Trump.