Investimenti

ETF e indice di costo TER

Nella scelta di un ETF bisognerebbe considerare attentamente l’ammontare delle commissioni. Molti investitori si orientano al parametro dei costi complessivi TER. Tuttavia, non sempre ciò è sufficiente.

Christian Tavasci
Esperto in investimenti

Commissioni e spese amministrative elevate gravano notevolmente sul rendimento dell’investitore. Gli ETF non sono gestiti attivamente da un manager di fondi, e quindi sono molto più convenienti dei fondi d’investimento classici.

In qualità di fondi indicizzati quotati in borsa, gli ETF hanno per obiettivo quello di replicare fedelmente l’indice di riferimento (benchmark). Ciononostante, il rendimento del fondo è sostanzialmente un po’ più basso rispetto a quello dell’indice. La ragione per questa differenza sono le commissioni.

Il TER non considera tutti i costi

La quota delle spese di esercizio TER (Total Expense Ratio) indica l’ammontare dei costi annuali applicabili a un fondo indicizzato. Questo parametro racchiude, oltre alle spese di gestione e marketing, anche i costi di vendita e di revisione del prodotto d’investimento. Non sono comprese ad esempio le commissioni di transazione all’interno dell’ETF.

Il TER è indicato come tasso percentuale del volume medio del fondo. Per gli investitori questo parametro è un criterio decisivo nella scelta di un ETF. In fin dei conti, la quota delle spese di esercizio deve incidere il meno possibile sul rendimento.

Tuttavia, considerare soltanto il TER non basta a valutare l’attrattiva di un ETF. Oltre alle commissioni, altri criteri influenzano il rendimento di un ETF: ad esempio il metodo di replica.

Un TER più basso non significa necessariamente che il rendimento sia più elevato. Il confronto di quattro ETF negoziati in Svizzera sull'indice azionario europeo (Euro Stoxx 50) lo dimostra chiaramente (tabella).